Si può dire che io sia nato interista.
La passione per la mia Squadra del Cuore me l’ha trasmessa mio papà, che mi insegnò la formazione dell’Inter Campione d’Europa negli anni 60, la famosa filastrocca che iniziava così: Sarti, Burgnich, Facchetti...
La imparai a memoria già all’età di 6 anni….
Poi all’età di 10 anni, nel 1989, vidi per la prima volta la mia Squadra del Cuore vincere il Campionato, era l’Inter dei record, quella di Zenga, Bergomi, Ferri, dei tedeschi Matthaeus e Brehme, del cavallo pazzo Nicolino Berti, che chiamandosi come me era il mio idolo, anche perché segnava sempre nei derby con il Milan degli olandesi...
Quella è stata anche la prima Inter che vidi allo stadio, non era facile per me vivendo a Roma, andavo a vederla ogni volta che veniva a giocare all’Olimpico.
Ricordo che quell’anno battemmo la Roma per 3-0... gol di Serena, Matthaeus e Diaz.
Ero emozionatissimo, finalmente avrei visto i miei beniamini dal vivo, senza aspettare i gol di 90 minuto o della Domenica Sportiva. Erano i tempi di Paolo Valenti e Sandro Ciotti alla guida delle rispettive trasmissioni. Ogni domenica le attendevo con ansia. Si ogni domenica, perché quel calcio, si giocava la domenica alle 15, non esistevano né anticipi né posticipi. Non c’era né Telepiù ne Sky.
Si ascoltava alla radiolina ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ che trasmetteva le radiocronache delle partite, ogni volta che sentivo "scusa Ameri, scusa Ameri" speravo che annunciassero un gol dell’Inter...
Dopo quel 1989 sono stati periodi duri da tifoso, dovetti attendere 18 anni per festeggiare un trofeo.
Dico sempre che essere stato tifoso dell’Inter a Roma durante la mia infanzia e adolescenza è stata una scuola di vita. Ho imparato ad essere paziente, a sopportare le grandi delusioni e a non cantare mai vittoria prima di averla raggiunta.
Le prese in giro degli amici e dei compagni di classe hanno fortificato il mio carattere e reso ancor più viscerale l’amore per quei colori, il nero e l’azzurro.
Gli anni bui sono serviti per rendere ancora più esaltanti gli anni pieni di vittorie che dal 2005 al 2010 hanno riempito di gioia il cuore di noi interisti.
Non dimenticherò mai l’Inter del Triplete… ho seguito tutta quella cavalcata che ci ha portato sul tetto d’Europa il 22 maggio 2010.
Ero presente allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid quando il nostro capitano di allora, Javier Zanetti alzò al cielo la Coppa dei Campioni. Probabilmente, anzi sicuramente, quello è il ricordo più bello della mia vita da tifoso… quella partita… quella serata vissuta con mio papà e mio fratello… quella compagnia, rimarranno indelebili nella mia mente.
Oggi sono abbonato allo Stadio San Siro… seguo l’Inter di mister Conte sia in Italia che in Europa…